Venezia e dintorni

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Romolo, Numa Pompilio, Tullo Ostilio, ecc..
I sette re di Roma abbiamo dovuto impararli a memoria.
-     Ma chi ci ha mai parlato dei 120 Dogi di Venezia?
-    Di quasi millecinquecento anni di storia spesso gloriosa, cosa rimane ai veneti?
 Eppure il popolo veneto giunse in Italia circa  5 secoli prima della nascita di Cristo ed in epoca pre-romana contava una popolazione di oltre un milione e mezzo di abitanti suddivisi in circa una trentina di città con una propria religione ed una propria organizzazione politica. Ma cosa hanno fatto i veneti in questi 2500 anni? Nessuno lo sa.
 La Serenissima per quasi 1500 anni (mille effettivi) ha rappresentato una delle più prestigiose potenze europee sottoscrivendo trattati internazionali ancora oggi applicati e suggerendo un modello di organizzazione statale e sociale al quale si sono grandemente ispirate le nuove grandi democrazie (di area anglosassone).
 
 Eppure cosa conosciamo di questi millecinquecento anni ?
 Chi furono i personaggi? Marco Polo e Giacomo Casanova sono gli unici ricordati; qualcuno più istruito potrebbe aggiungere anche Vivaldi.
 Ma bastano questi tre personaggi per tenere in piedi uno stato per più di mille anni? e quei palazzi che oggi fanno la gioia del turista non sono stati mai abitati e sono solo facciate di cartapesta?
 E i monumenti? A Venezia non esistono monumenti a personaggi storici: gli unici monumenti sono post unità d’Italia e ricordano Vittorio Emanuele, Mazzini, Garibaldi, per non parlare di Napoleone.
 In altre parole, il popolo veneto è un popolo senza storia, senza un passato, senza cultura, senza identità,   un popolo privo di storia, di dignità, di cultura cosa può dare all’Italia e cosa può rappresentare nel contesto socio-politico del nostro Paese?   La risposta è ovvia.   Ma come è accaduto tutto questo? Bisogna tornare al periodo post-risorgimentale, alla famosa quanto iniqua frase di Massimo d’Azzeglio “ fatta l’Italia ora bisogna fare gli italiani”.
 Bisogna tornare a quel plebiscito organizzato per mascherare la annessione del Veneto da parte del Regno d’Italia in contrasto con i trattati internazionali. Bisogna rivedere con senso critico ed onestà la storia risorgimentale che, cosa comunque non nuova, fu scritta unicamente per “formare gli italiani”, travisando avvenimenti e situazioni.
 Bisogna tornare soprattutto al periodo successivo alla annessione del Veneto, periodo nel quale tutta la cultura e la storia veneta venne volutamente annientata: fino a proibire le feste popolari e l’uso di strumenti musicali tradizionali, e al popolo vennero presentati nuovi idoli e nuovi simboli e nuove “tradizioni”.
 Periodo nel quale venne attuata una politica nei riguardi della popolazione, che oggi verrebbe definita “pulizia etnica” costringendo oltre un milione e mezzo di veneti ad abbandonare l’Italia.
 Ricordare ai Veneti le loro origini, far ritrovare ad essi l’orgoglio di essere un grande popolo, ripescare e ricordare la cultura veneta, risvegliare la consapevolezza della paternità di grandi conquiste sociali e culturali ora retaggio delle maggiori democrazie, è un modo per far si che oggi il popolo veneto senta la dignità della sua appartenenza all’Italia non come un popolo assoggettato e quindi estraneo, ma come una componente essenziale del processo unitario.
Giuseppe Sibilla

 
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