Il dialetto veneziano - Venezia e dintorni

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Curiosità

Alcune piccole regole per chi vuole scrivere in veneziano

• co’= ‘quando’.
• co = ‘con’.
• sò = per ‘io so’.
• so' = per ‘io sono’.
• só = per ‘suo’.
• tó = per ‘tuo’.
• la "c" davanti alla " e " e alla " i " vale la “ s “ sorda, tranne nei casi in cui l’uso abbia imposto la scrittura “s”, o si debbano evitare fraintesi con nomi propri o storicamente consolidati, come in ‘Cicerone’, o quando il digramma “ci” residui dal “chi” seguito da vocale, come in ‘ciàve’ da ‘chiàve’.

• la "ss" e la "zz" sono le sole consonanti che si pronunciano raddoppiate: più precisamente la ‘s’ va pronunciata sorda, come in sénare (cenere), sentàrse (sedersi), ma pure in màs-cio (maschio), o in s-ciàvo (schiavo, scarafaggio), ed è resa con “ ss ” in certe posizioni intervocaliche: passar, cussì (così), mentre avrà il segno della sonora “ ṡ ” in altre o ad inizio di parola e seguita da vocale, come in ṡenṡìva (gengiva), faṡévimo (facevamo), ma anche da consonante (ṡgómbro, il pesce, o ṡgiànso, lo spruzzo).

• Mentre la ‘z’ viene gradualmente sostituita dalla ‘s’. Più precisamente viene resa con ‘ss’ in collocazione intervocalica, come in Venessia, o con ‘s’ sorda dopo consonante e in corrispondenza a una ‘z’ sorda in italiano, come in funsión (funzione), finsión (finzione). Ma la ‘ z ’ sonora, come la cugina ‘ ṡ ’, acquista il simbolo ż, come in żòna, żógo.

• la "x" si pronuncia come la " ṡ " di rosa in "xe" (non accentato, per ‘egli è’).
• la " l " fra due vocali si pronuncia come "un fantasma di e" (nella curiosa osservazione di Tiziano Scarpa, in "Venezia è un pesce"), e si scrive “ ł ” ( la cosiddetta ‘ l ’ evascente) se il termine è singolare, come in "gondoła" ( quasi “gondoea”), con un valore fonetico assimilabile al suono ‘mouillé’ della lingua francese, come in ‘vieille’, o ‘fille’; mentre al plurale non si pronuncia, proprio come se la "l" non esistesse, o rimane “l” normale successivamente ad articolo o preposizione terminanti con “l”.

• anche la " ł " dell'articolo "ła" segue la regola precedente, e si pronuncia "ła" (quasi eà).
• "go" e "ga" , traducibili in italiano con "ho" e "ha", non sono accentate; per esigenze metriche invece di ".. me ga" si può trovar scritto " m'ha ".
• "po" = avverbio, per ‘poi’.
• il gruppo “ sc “: estraneo alla fonetica veneta nel senso abituale di ‘sc’ in scena, esso viene rappresentato con la scissione dei due fonemi (s-ciàfa, schiaffo).

• il gruppo ‘mp’ o ‘mb’: diversamente dall’uso nella lingua italiana, esso è reso dai digrammi ‘nb’ o ‘np’, rivalutando il valore velare della consonante nasale e l’effettiva qualità del suo suono (ónbra, inpastàr per ombra, impastare).
• gli accenti infine: per comodità e aderenza di lettura essi sono apposti su tutte le parole nelle quali la loro presenza tale lettura agevola, distinguendo per la ‘o’ e per la ‘e’ il tono acuto da quello grave, come nell’italiano èrba / rivédo, òcchio / óltre.



 
 
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