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Notizie storiche

1797 STORIA DI PATRIOTI BERGAMASCHI CHE DIFESERO L'ONORE DELLA SERENISSIMA E FURONO RIBATTEZZATI "BRIGANTI"

Se infatti la popolazione cittadina, intimorita non ebbe il coraggio di reagire, non fu così per i valligiani chiamati anche valleriani, i quali rifiutarono le innovazioni giacobine. Al suono delle campane si riunirono sotto le mura della città di Bergamo al grido "viva san Marco, viva la repubblica abbasso il governo bergamasco". I valdimagnini con i rivoltosi della val S. Martino si unirono a Caprino, nominando un certo Moscheni a capo della rivolta, il quale ordinò di inalberare un grande stendardo veneziano e a suon di tamburi entrarono in Bergamo. La reazione dei francesi fu durissima, i ribelli furono fucilati e fu imposta la consegna delle armi; migliaia di controrivoluzionari vennero inseguiti nelle valli, catturati e giustiziati. L'albero della libertà in Piazza della Legna a Bergamo. Ai piedi i cadaveri di 3 insorti antirivoluzionari e antifrancesi uccisi a Longuelo dalle milizie francesi. (B. Belotti, Storia di Bergamo e dei bergamaschi, ed. Bolis, Bergamo, 1989). Il malcontento sfocia nel brigantaggio, vennero istituiti tribunali speciali per condannare chi congiurava contro il nuovo potere e fu emanata la pena di morte per chi fosse sorpreso a tagliare gli alberi della libertà. Il maggior turbamento furono le disposizioni contro il clero,

sebbene esso si fosse adeguato rapidamente grazie all'esempio del vescovo Dolfin. La grave soppressione colpì i conventi di S. Spirito, di S. Francesco e quello dei Domenicani e San Bartolomeo. Vale la pena ricordare come questi controrivoluzionari non cedessero ai vincitori la bandiera di San Marco, l'immagine dei loro ideali sconfitti, nascondendola in un cascinale fuori porta Broseta. Venne ritrovata il 1 aprile e fu al centro di inaspettate reazioni e di un significativo cerimoniale.


 
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