Indovinello - Venezia e dintorni

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Curiosità

CURIOSITA'  Il più antico documento della lingua italiana è un indovinello veneto
Se pareba boves
alba pratalia araba
albo versorio teneba
negro semen seminaba

Traduzione in veronese moderno di G.B.Pighi

I se preparava i bo
bianche pradarie i arava
e bianco versor i tegneva
nero seme i semenava


Soluzione:
Lo scrivano
Preparava i bo ( le  pergamene), arava bianche praterie (scriveva su fogli bianchi), impugnava la penna d'oca e spargeva un seme nero (inchiostro).

Indovinello scritto tra i secoli VIII e IX, trovato nel codice LXXXIX della Biblioteca Capitolare di Verona sulla facciata recta del foglio 3.
Scoperto  nel 1924 da Luigi Schiapparelli, rappresenta il più antico documento della lingua italiana ed è un misto di latino medioevale e dialetto veneto.

Il latino è potentemente snaturato perdendo le desinenze nt, m, con le vocali e ed o al posto dei rispettivi i e um; verrsorium diventa versorio o versor. Resta la b nell'imperfetto (araba) che successivamente sarà tramutata in v (arava)

Data l'importanza del documento, se ne aggiunge qualche notizia.
Probabilmente è opera d'uno scrivano che illustrò metaforicamente il suo lavoro quotidiano, scrivendo l'indovinello ai margini d'un codice giunto dalla Spagna a quella Scuola Capitolare di Verona, ch'era un centro culturale dei maggiori d'Europa. E di Verona centro d'arte e di cultura avremo prove anche  nelle composizioni poetiche delle quali seguiranno alcune pagine in questo volume.
C'è chi pensa ad una datazione dell'indovinello più antica (forse gli ultimi anni del VII secolo), ma in ogni caso si tratta d'un testo di almeno due secoli anteriore al placito di Capua, eh'è del 960. Nel volume Le origini (n. I della grande collezione Ricciardi «La letteratura italiana, - storia e testi»)
Antonio Viscardi afferma senza dubbi che si tratta del primo documento scritto in un volgare italiano, anzi lo ritiene anteriore ad ogni scritto esistente in una lingua romanza, essendo dell'842 i primi documenti in francese, cioè i giuramenti di Strasburgo, con i quali (accanto al relativo testo in tedesco) si comunicavano agli eserciti dei Paesi le decisioni di reciproca assistenza di Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico, ad ognuno nella sua lingua.

 
 
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