Francesco Morosini - Venezia e dintorni

Vai ai contenuti

Menu principale:

Notizie storiche

Francesco Morosini nato il 26 aprile 1619, fu il personaggio più noto di una famiglia patrizia, le cui origini si fanno risalire agli inizi di Venezia, anche se le prime notizie storiche risalgono al secolo XII, quando Domenico "Maurocenus" fu eletto doge.
Fu l’ultimo doge guerriero al quale, per la prima ed ultima volta il senato riconobbe con una targa, posta nella sala dei Dieci, i meriti indiscussi di un grande patriota ancora in vita, prima che questi fosse proclamato doge:
Francesco Mauroceno Peloponnesiaco adhuc viventi Senatus
Abbandonati gli studi letterari si arruolò sulla galea capitanata dal cugino Pietro Badoer,partecipando ancora ragazzino a soli diciassette anni alle lotte contro i pirati che infestavano l' Adriatico, quindi alla guerra di Castro e a quelle di Candia fino a divenirne, "provveditore generale".L’isola di Creta era considerata la chiave per il controllo del mediterraneo e la guerra contro i turchi si proptasse per molti anni.  Sotto la guida del Morosini divenuto nel frattempo “capitano de mar” (1657),, Venezia vinse diverse battaglie, ma non riuscì ad impedire che i Turchi si impadronissero dell'isola. Era a capo della guarnigione che per vent'anni aveva sostenuto la strenua difesa della fortezza di Candia quando, nel 1669, anche a causa dell’indifferenza di Venezia, dovette arrendersi al nemico dopo diciotto mesi di assedio. Al suo ritorno in patria, ove giunse portandosi un discreto tesoro e la campana maggiore della chiesa di Candia che venne issata sul campanile di S.Marco, venne processato per tradimento, ma uscì dal processo a testa alta .
Del resto la sua condotta sul campo militare aveva ampiamente dimostrato il suo valore così come era unanimamente riconosciuta la sua lealta e la sua intransigenza. Quindici anni più tardi, quando Venezia si preparava alla riscossa, fu rieletto capitano generale e condusse la vittoriosa campagna (1684-1688) riconquistando la Morea (Peloponneso). Come bottino di vittoria spedì a Venezia i due magnifici leoni di marmo che ornavano il porto del Pireo ad Atene e che ora sono collocati all'entrata dell'Arsenale. Il 26 settembre 1687, durante l'assedio di Atene, l'alleato conte svedese di Koenigsmark fece fuoco, dalla sua nave, sul Partenone facendolo saltare in aria perchè dopo essere stato tempio greco, chiesa cristiana e moschea era stato trasformato in deposito di munizioni. Morosini difese con lealtà l’alleato assumendosi la responsabilità dell’accaduto. La conquista della Morea gli fruttò il titolo di "Peloponnesiaco" .
Il 3 aprile 1688 Francesco Morosini fu eletto Doge all'unanimità con un unico scrutinio. Il sigillo ed il corno ducale gli furono spediti tramite un segretario del senato e recapitate ad Egina il 26 maggio 1688, dove si era stanziato e dove gli fu comunque ordinato di non abbandonare il comando. Svanito il tentativo di riconquistare Negroponte le attenzioni del "doge in armi" si rivolsero alla fortezza di Malvasia, caposaldo di un florido mercato di vini, che riconquistò nel 1689.
Ormai stanco e deciso ad assaporare gli onori di casa, senza aspettare l'assenso del senato il 10 gennaio 1690 fece il suo ingresso trionfale a Venezia. Dopo i festeggiamenti gli fu concesso di ritirarsi nella sua villa di Marocco, piccolo centro dell'entroterra veneziano senza, quindi prendere dimora nel  Palazzo Ducale.Ma la questione turca era tutt'altro che risolta. Dopo la morte del "capitan general da mar" Girolamo Corner, luogotente e sostituto di Francesco Morosini, e dopo una prima conquista di Janina e Valona i turchi rialzarono la testa riconquistandole a loro volta ed impedendo lo sbarco a Creta all'alleanza capitanata da Domenico Mocenigo.
Su proposta del senato, il 24 maggio 1693 riprese il comando dell'armata. Imbarcatosi sull' ammiraglia ormeggiata in piazza San Marco, Francesco Morosini ripartì per l'ennesima fatica, salutato da tutti i veneziani. Prima della fine dell'anno aveva già ripreso Salamina, Idra e Spetze, poi si ammalò. Toccante rimase il messaggio foriero di una imminente fine inviato al senato ed al popolo veneto:
- ci dispiace di non aver potuto fare di più nel servizio alla patria e quanto di più, essa meritasse -.
Morì a Nauplia il 6 gennaio 1694, le sue spoglie furono portate nella chiesa di Sant'antonio e deposte su un catafalco. Li furono sepolti il suo cuore e le sue viscere mentre la salma fu trasportata fino a Venezia e tumulata nella chiesa di Santo Stefano.

 
 
Torna ai contenuti | Torna al menu