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Notizie storiche
 
 

I Dogi di Venezia

 

LUDOVICO MANIN 1789-1797

Ultimo doge della "Serenissima Repubblica". Lodovico Manin, nato il 14 maggio 1725, fu eletto il 9 marzo 1789 . Il suo casato era stato iscritto al patriziato veneto con diritto di voto nel Maggior Consiglio nel 1651, dietro il corrispettivo di 100.000 ducati. La sua carriera fu di tipo militare e politica. A ventisei anni era diventato "capitano d'armi " a Venezia, successivamente "capitano reggente" a Verona e Brescia. A 39 anni divenne Procuratore di San Marco. Di lui e della sua tirchieria si scrisse:
El doxe Manin dal cuor picinin l'è streto de man l'è nato furlan. (Il doge Manin dal piccolo cuore, è stretto di mano perchè è nato friulano)
In Francia iI 5 maggio 1789 iniziarono i tumulti che portarono alla rivoluzione francese c Venezia non seppe far di meglio che dichiararsi ancora una volta neutrale. Il 2 gennaio 1793 il senato accettò le credenziali dell'ambasciatore della "Repubblica Francese" ed il 30 luglio 1795 a Parigi si insediò l'ambasciatore veneziano Alvise Querini. Il 1795 è ancora all'insegna del carnevale e dello "sponsal sul mar" ( sposalizio del mare). Il 1° giugno 1796 Francesco Foscarini, provveditore generale di Verona, aprì le porte ai francesi. Nella capitale si cominciò ad intuire che le cose non si stavano mettendo alla meglio ed iniziarono le interpellanze diplomatiche ma ormai fu troppo tardi.
Nel 1797 Napoleone Buonaparte convinse il Direttorio francese a lasciargli mano libera sulla questione italiana e nel giro di pochi mesi le truppe del giovane generale dilagarono in tutto il settentrione d'Italia. Dopo la conquista del Friuli a nulla valse l'offerta di una rendita di 25.00 ducati annui per attenuare la pressione sulla capitale. Il 15 aprile il generale Junot, incaricato da Napoleone recapitò al doge una lettera di ultimatum con esplicite accuse di tradimento. Plateale fu anche la replica in senato di Marcantanonio Michiel che concluse così il suo discorso:" Perire, ma perdere da forti... e no da porci!". Il 20 aprile, i cannoni di forte Sant' Andrea, aprironop il fuoco contro la nave francese "Liberatore d'Italia" affondandola e uccidendone il capitano. Il 25 aprile,da Graz Napoleone fece sapere che nei confronti di Venezia si sarebbe comportato come Attila ( in realtà si comportò moltro peggio). Il 30 aprile, nella sala del Maggior Consiglio si riunirono tutti i "parrucconi privi di cervello" come li definì Ugo Foscolo), per tentare di programmare una strategia, ma senza alcun risultato. Il 4 maggio, su commissione di Napoleone furono arrestati gli inquisitori di stato. Il 12 maggio, il doge depose le insegne dogali davanti ad un numero di gran lunga inferiore ai 600 consiglieri del Maggior Consiglio prescritto per legge. L'abdicazione avvenne a favore di una fantomatica "Municipalità provvisoria". Il 14 maggio il doge lasciò il palazzo ducale ed in città entrarono le truppe francesi. Il 16 maggio fu firmato il trattato di sottomissione alla Repubblica Francese ed il 4 giugno, a commemorazione dell' insediamento del governo provvisorio fu dichiarato "giorno della libertà" e festa nazionale. Il doge si ritirò a vita privata nel suo palazzo di San Stae, dove morì il 24 ottobre 1802. Le sue spoglie furono deposte nella chiesa degli "Scalzi", vicinissima all'odierna stazione ferroviaria di Santa Lucia.

 
 
 
 
 
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