d35 - Venezia e dintorni

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Notizie storiche
 
 

I Dogi di Venezia

 

DOMENICO MICHIEL 1118-1130

Figlio dell'ammiraglio Giovanni (comandante della flotta in Terrasanta durante la prima spedizione della prima crociata) e nipote del Doge Vitale I. Il dogado di Domenico Michiel fu impostato tutto su conquiste di territori del vicino oriente, al seguito delle spedizioni crociate.
Uno dei suoi primi editti ristabilì, considerata la sua "assenza" dalla città, i "Venetie Presìdes" ovvero uno dei figli ed un nipote per il governo degli affari economici e politici, ristabilendo di fatto, un potere assoluto.
Armata una flotta di ben 40 galere, 40 navi onerarie e 28 navi rostrate, Domenico Michiel partì, nell'aprile del 1123, in soccorso di Baldovino II (Re di Gerusalemme) e prigioniero dei saraceni. La flotta egiziana accorse a difesa del sultanato di Tiro, ciònonostante i veneziani riuscirono a sbaragliare gli avversari e Tiro fu presa dopo cinque mesi con uno stratagemma simile a quello che servì ai greci per conquistare Troia.
I crociati accolsero il Doge da trionfatore e gli offersero il regno di Gerusalemme, disperando di poter liberare Baldovino II.
Conquistò, una dopo l'altra le isole di Rodi, Samo, Chio, Lesbo, Andro, Modone e Cefalonia.
I problemi con l'Ungheria di Stefano II furono risolti con la riconquista delle città dalmate di Traù e Spalato, nel maggio del 1125. Nello stesso mese Baldovino II fu liberato e concesse al Doge i privilegi ottenuti nel regno di Gerusalemme.
L'imperatore di Bisanzio, costretto a chiedere la pace nel 1126 emise una nuova "Bolla d'oro" nella quale si riaffermavano i privilegi di Venezia a Costantinopoli e nei territori imperiali.  Il ritorno del Doge a Venezia fu un trionfo di popolo.
Successivamente si dedicò al ripristino della normalità cittadina che aveva assunto aspetti inquietanti vietando i travestimenti e le barbe posticce e fece illuminare tutte le edicole e i capitelli votivi. Questo grande Doge abdicò nel 1130 e dopo pochi giorni morì, le sue spoglie in un primo tempo deposte a San Giorgio in isola, furono disperse quando i frati decisero di ampliare la chiesa.

 
 
 
 
 
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