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Notizie storiche
 
 

I Dogi di Venezia

 

 GIOVANNI DANDOLO   1280-1289

Figlio di Gilberto, "Capitano General da Mar", aveva ricoperto importantissime cariche politiche e militari: bailo a Tiro, podestà a Bologna e Padova, conte di Ossero e Arbe (nda : isole della Dalmazia) ed egli stesso generale in Istria,.
La nomina gli venne comunicata quando era ancora impegnato nelle campagne militari in Istria e contro Trieste, che sfoceranno in guerra aperta l'anno successivo per le ingerenze dello Stato Pontificio, attraverso il patriarcato di Aquileia.
Nel marzo del 1281, riuscì a concludere il trattato di Ravenna che pose fine al conflitto con Ancona, si riaprì la questione di Creta con un insurrezione capitanata dal greco Alessio Kalergis e fomentata da Michele VIII Paleologo imperatore di Nicea e Costantinopoli.
Nel 1281, ad Orvieto, Venezia a concluse un accordo con Carlo d' Angiò e Filippo di Francia per una spedizione militare nel vicino oriente. Papa Martino IV avrebbe voluto che quell' armata rivolgesse il proprio attacco contro Pietro d' Aragona, al fine di riconquistare la Sicilia, già feudo pontificio. Il rifiuto di Venezia a partecipare ad una tale spedizione costò la scomunica alla città ed al suo "principe", ritirata poi nel 1285 da papa Onorio IV..
Due anni più tardi ripresero i conflitti con gli istriani appoggiati anche dai turchi e la guerra si infiammò, coinvolgendo tutto il Friuli. La mediazione di Papa Niccolò IV portò ad una tregua, comunque del tutto precaria. Nell' ottobre del 1284 fu coniato il primo "ducato" d'oro ovvero "zecchino" (nda: dall' arabo "sekka" - officina dove venivano coniate le monete)
Dal punto di vista giuridico costituì una commissione per dividere il potere legislativo da quello esecutivo e nonostante Giovanni Dandolo fosse un fervido sostenitore della causa patrizia, non concesse l'ereditarietà della nomina al Maggior Consiglio, lasciando i poteri di nomina in mano alla Commissione Elettiva, costituita da non più di quattro membri, sorteggiati tra i Consiglieri Maggiori, i quali a loro volta, ogni anno stilavano una di lista di cento nomi benemeriti, che non ricoprissero altre cariche o che avessero altri impedimenti, di età maggiore ai trent' anni.
Giovanni Dandolo morì il 2 novembre 1289 e fu sepolto nella chiesa di SS Giovanni e Paolo ed ancor oggi ricordato da una lapide sistemata nella navata di sinistra.

 
 
 
 
 
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