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Notizie storiche
 
 

I Dogi di Venezia

 

PIETRO GRADENIGO     1289-1311

Sicuramente un dogado molto importante per la storia di Venezia e per la sua aristocrazia, non certamente per la volontà popolare che verrà definitivamente sottomessa. Pietro Gradenigo fu eletto il 25 novembre del 1289, all' età di 38 anni, in contrapposizione con la volontà popolare che indifferente alla logica elettorale avrebbe voluto acclamare subito Jacopo Tiepolo, figlio di Lorenzo, il quale però per il bene della Repubblica si ritirò in uno dei possedimenti del trevigiano, dissuadendo così i suoi sostenitori a proseguire nelle azioni che avrebbero sicuramente portato ad un guerra civile.
L'investitura fu comunicata da dodici ambasciatori scortati da cinque galee, quando Pietro era podestà di Capodistria. Pietro Gradenigo apparteneva ad una delle famiglie "apostoliche", imparentato con i Dandolo e i Morosini, riassumeva in pratica un quarto del potere nobiliare.
Oltre alle questioni di carattere interno, si trovò subito ad affrontare temi spinosi sia con Genova che con Bisanzio. Nel maggio 1291 San Giovanni d' Acri, Tiro, Sidone e Tortosa, caddero in mano del Sultano d'Egitto, ponendo fine alla presenza latina in Terra Santa.
Nel luglio del 1293 iniziarono una serie di scaramucce con Genova. Gli episodi che portarono ad una guerra vera furono: il tentativo di blocco di un convoglio genovese, nei pressi di Corone che finì con la sconfitta ed il saccheggio di quattro galee veneziane; un' ulteriore pesantissima sconfitta subita da Venezia al largo della Cilicia ed il saccheggio del quartiere veneziano di Costantinopoli causate dai saccheggi di Caffa, Focea e della colonia genovese a Cipro.
L' 8 settembre 1298 iniziò la battaglia di Curzola (isola della Dalmazia) dove si scontrarono le due flotte. Quella genovese costituita da 85 galee, comandata da Lamba Doria e quella veneziana con 95 galee, capitanata da Andrea Dandolo. Delle 95 galee veneziane solo 11 fecero ritorno in patria, 18 furono affondate, 66 furono prima catturate e depredate poi incendiate lungo litorale di Curzola. Genova fece più di 7.000 prigionieri tra i quali lo stesso Dandolo, che finì suicida per non dover sopportare i ceppi e la galera genovese e Marco Polo che nelle prigioni genovesi dettò il "milione" a Rustichello da Pisa.
Ma anche Genova pur uscendo vittoriosa, subì delle perdite gravissime. La pace tra le due Repubbliche Marinare fu firmata a Milano con la mediazione di Matteo Visconti, Papa Bonifacio VIII e Carlo II d' Angiò.

 
 
 
 
 
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